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- Tulum Energy: Ricevuti 27 milioni di dollari per impianto in Messico.
- SolydEra: Leader negli elettrolizzatori a ossidi solidi con 150 brevetti.
- MetHydor: Stoccaggio idrogeno a basse pressioni di 35 bar dal 2021.
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Le protagoniste dell’innovazione italiana
In Italia, un ecosistema dinamico di startup si sta impegnando nello sviluppo di soluzioni innovative nel campo dell’idrogeno verde. Tra queste, si distinguono:
* Tulum Energy: questa startup ha ideato una tecnologia per la produzione di idrogeno “turchese” attraverso la pirolisi del metano, un processo che genera carbonio solido riutilizzabile anziché anidride carbonica. Tulum Energy ha recentemente ottenuto un finanziamento di 27 milioni di dollari per la realizzazione di un impianto pilota in Messico. Secondo l’amministratore delegato Massimiliano Pieri, il vantaggio della loro tecnologia risiede nella combinazione di scalabilità e alta efficienza energetica, che porta a costi di produzione competitivi. La startup aprirà una filiale italiana a Milano, che fungerà da centro tecnico-operativo per la ricerca e sviluppo e la gestione degli impianti.
* SolydEra: specializzata nella tecnologia a ossidi solidi per la produzione di energia elettrica e idrogeno, SolydEra gestisce il più grande impianto automatizzato in Europa per la manifattura di stack a ossidi solidi. L’innovativa tecnologia proposta da questa azienda supera la classe degli elettrolizzatori alcalini tradizionali per efficienza energetica: consuma infatti una quantità inferiore di elettricità, rappresentando così un indubbio vantaggio competitivo nelle aree caratterizzate da costi energetici elevati. I dispositivi a ossidi solidi presentano una riduzione significativa del consumo elettrico, risultando particolarmente favorevoli per l’Europa, dove i costi dell’energia raggiungono livelli considerevoli. Inoltre, l’azienda possiede attualmente 150 brevetti.
La startup genovese chiamata MetHydor si dedica all’avanzamento dello stoccaggio dell’idrogeno allo stato solido utilizzando tecnologie che impiegano idruri metallici. Tale metodologia permette di conservare l’idrogeno sotto basse pressioni (35 bar) e a temperature controllate (superiori ai -50 °C), facilitando non solo una gestione efficiente degli spazi ma anche garantendo maggiore sicurezza nell’immagazzinamento. Il CEO della società, Thomas Lamberti, ha messo in risalto come le caratteristiche operative consentono una gestione del processo sia agevole che sicura, facendo sì che il prodotto possa essere implementato senza difficoltà nei settori navale, ferroviario, chimico ed impieghi stazionari. La tecnologia permette di stoccare l’idrogeno come vettore energetico. La startup è nata nel 2021.
* Hysytech: azienda torinese che produce idrogeno low-carbon con il biogas ricavato dai rifiuti organici, contribuendo all’economia circolare. Fondata nel 2003, dimostra una solida esperienza nel settore. * Hydroalp: startup bergamasca che progetta turbine idroelettriche per la generazione di elettricità e idrogeno verde, sfruttando le risorse idriche locali. Nata nel 2015, punta sull’energia idroelettrica per produrre idrogeno in modo sostenibile. * Green Independence: startup pugliese che ha sviluppato un dispositivo simile a una “foglia artificiale” che integra generazione solare, dissalazione dell’acqua e produzione di idrogeno. Ha ricevuto il supporto di Cdp Venture Capital. Presenta la tecnologia Soleidon e ha lanciato un round di finanziamenti da 7 milioni di euro.

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Sostenibilità economica e integrazione infrastrutturale
Le startup attive nel settore dell’idrogeno verde, nonostante possiedano un potenziale considerevole, devono fronteggiare numerose difficoltà. Come dimostra il Global Hydrogen Compass 2025, sebbene gli investimenti complessivi siano andati oltre i 110 miliardi di dollari, risultano essere più di 500 i progetti che risultano effettivamente avviati; tuttavia si stima che circa un 3% delle iniziative – molte delle quali riguardanti lo sviluppo iniziale dell’idrogeno rinnovabile – hanno subito cancellazioni nell’arco degli ultimi 18 mesi.
Queste cifre mettono in risalto la necessità imperativa di instaurare modelli imprenditoriali solidi insieme a strategie ben definite onde garantire l’efficacia nel panorama commerciale odierno. Tra le sfide fondamentali legate alla tecnologia emergono alcune questioni cruciali:
Abbattimento dei costi produttivi: attualmente la produzione dell’idrogeno verde si dimostra significativamente più costosa in termini economici rispetto all’idrogeno grigio (derivante dai combustibili fossili) o blu (ottenuto da gas naturale attraverso sistemi avanzati di cattura del carbonio). È imperativo che le startup lavorino ad innovazioni mirate che possano consentire una riduzione delle spese relative agli elettrolizzatori e un miglioramento della resa nei processi produttivi.
Crescita delle strutture dedicate allo stoccaggio e al trasporto: essendo l’idrogeno caratterizzato dalla sua leggerezza e infiammabilità, il suo deposito e movimento comporta sfide sostanziali sia in termini economici che operativi. Varie startup sono già focalizzate sull’implementazione di strategie innovative riguardanti il deposito della sostanza nello stato solido oppure liquido, così come sulla realizzazione efficace delle modalità necessarie al trasporto efficiente dello stesso.
Connessione alle reti energetiche preesistenti: affinché possa essere sfruttato appieno su scala industriale, l’idrogeno della tipologia green necessita necessariamente di integrarsi con i circuiti energetici già attivi. In questo contesto, gli operatori delle nuove imprese stanno esplorando meccanismi avanzati dedicati alla gestione dell’energia intesa come “intelligente”, garantendo parallelamente modalità d’uso integrate tra idrogeno e impiantistica storica correlata ai sistemi a base gassosa. Le occasioni nel settore si presentano come notevolmente significative. L’aumento della richiesta di energia ecologica, supportato da incentivi statali e dalla necessità imperante della decarbonizzazione, sta dando vita a un mercato in espansione frenetica per l’idrogeno verde. In questo scenario, l’Europa, forte dei suoi 19 miliardi di dollari in termini d’investimento, si afferma come custode di quasi due terzi delle necessità globali previste entro il 2030. Le startup all’avanguardia sono perfettamente equipaggiate a cogliere tali opportunità grazie alla loro intraprendenza e competenza nella creazione di tecnologie rivoluzionarie. A dominare è senza dubbio la Cina, che occupa una posizione preminente nella graduatoria mondiale grazie a 33 miliardi di dollari in investimento e oltre il 50% nella capacità complessiva dell’idrogeno rinnovabile. Al secondo posto troviamo il Nord America; l’area registra 23 miliardi di dollari in investimenti.
Oltre l’orizzonte energetico: Un nuovo paradigma per la resilienza
Il panorama delle startup nel campo dell’idrogeno verde si caratterizza per una peculiarità: non si collocano in diretta competizione con i colossi storici del settore energetico – almeno per ora. Queste iniziative emergenti tendono a focalizzarsi su particolari nicchie ed elaborano soluzioni tecnologiche complementari, che possono inserirsi perfettamente nelle strutture già esistenti. Ciononostante, un numero crescente di startup possiede il potenziale necessario per sconvolgere radicalmente il mercato dell’idrogeno verde; pensiamo alle innovazioni riguardanti processi produttivi decentralizzati che renderebbero possibile l’instaurazione di reti energetiche locali, diminuendo così l’affidamento da parte delle comunità sulle enormi centrali elettriche tradizionali. L’interazione competitiva fra diverse metodologie avvantaggerà indubbiamente l’innovazione, contribuendo alla diminuzione dei costi associati al comparto ed accelerando contemporaneamente quella fondamentale transizione verso un’economia completamente basata sull’idrogeno. Riuscire a dominare questo cambiamento richiederà una forte determinazione nel fronteggiare difficoltà tecnologiche, oltre all’implementazione di un solido modello imprenditoriale e alla creazione di alleanze strategicamente valide con gli operatori maggiormente consolidati nel settore energetico. Diventa pertanto imprescindibile mettere in primo piano lo sviluppo del mercato stesso unitamente ad accordi vincolanti d’acquisto decisivi. È incredibile notare come la transizione verso l’idrogeno verde sia profondamente connessa a tecnologie d’avanguardia. Prendiamo ad esempio la blockchain: sebbene conosciuta principalmente nel contesto delle criptovalute, essa offre anche strumenti preziosi per monitorare e verificare in modo accurato la provenienza dell’idrogeno verde stesso. Questo assicura non solo una totale trasparenza, ma anche una robusta fiducia nelle informazioni fornite. Altrettanto rilevante è il ruolo giocato dall’intelligenza artificiale, capace di snellire i vari passaggi nella catena di produzione ed erogazione del combustibile gassoso; tale tecnologia contribuisce a contenere i costi operativi, aumentando al contempo i rendimenti produttivi. Tuttavia, c’è un aspetto fondamentale che merita attenzione: quello dell’elettrolisi. Questa tecnica sfrutta corrente elettrica per frazionare le molecole d’acqua (H2O) in idrogeno (H2) e ossigeno (O2), essenziale nel contesto della generazione di idrogeno verde, specialmente quando alimentata attraverso fonti rinnovabili quali energia solare o energia eolica. Una riflessione su questa operazione di base rivela quanto siano cruciali gli elementi scientificamente collaudati nel promuovere innovazioni degne del nostro tempo.
- Comunicato stampa di CDP Venture Capital sul finanziamento a Tulum Energy.
- Pagina con informazioni sull'azienda SolydEra e la sua attività.
- Pagina di presentazione di Methydor, focalizzata sullo stoccaggio dell'idrogeno.
- Comunicato stampa ufficiale sull'idrogeno verde per la mobilità sostenibile di Hysytech.







