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Modelle ai: rivoluzione o minaccia per il fashion system?

L'apparizione di una modella generata dall'intelligenza artificiale su Vogue America solleva interrogativi cruciali su standard di bellezza, futuro del lavoro creativo ed etica dell'innovazione tecnologica.
  • Campagna Guess su Vogue con modella AI creata da Seraphinne Vallora.
  • Creazione modella AI: da 100.000 a 400.000 euro e un mese di lavoro.
  • Critiche: standard irraggiungibili e minaccia per fotografi, make-up artist.

Il mondo della moda è in fermento a seguito della recente campagna pubblicitaria di Guess, apparsa sull’edizione americana di Vogue di agosto 2025, che vede protagonista una modella generata interamente dall’intelligenza artificiale. Questo evento, apparentemente una semplice scelta di marketing, ha in realtà sollevato un vespaio di questioni cruciali che riguardano gli standard di bellezza, il futuro del lavoro creativo e l’etica dell’innovazione tecnologica. La modella virtuale, caratterizzata da un fisico slanciato, capelli biondi vaporosi e lineamenti perfetti, indossa abiti Guess in contesti patinati, replicando le dinamiche di una tradizionale campagna pubblicitaria. Tuttavia, una piccola dicitura a margine rivela la sua natura artificiale: “Produced by Seraphinne Vallora on AI”.

Seraphinne Vallora: architetti digitali alla conquista della moda

Dietro questa innovativa campagna si cela Seraphinne Vallora, un’agenzia fondata nel 2023 da Valentina Gonzalez e Andreea Petrescu, due giovani architette che hanno saputo trasformare la necessità in opportunità. Inizialmente, l’agenzia è nata per creare modelle virtuali per promuovere un proprio marchio di gioielli, evitando i costi proibitivi delle campagne tradizionali. Il successo è stato immediato, attirando l’attenzione di Paul Marciano, co-fondatore di Guess, che ha visto nell’AI un modo per integrare e velocizzare il processo creativo. Secondo Petrescu, l’AI offre un’alternativa più rapida ed efficiente, eliminando la necessità di viaggi, permessi e set complessi. Tuttavia, il processo di creazione di una modella AI per un brand come Guess è tutt’altro che semplice. Richiede fino a un mese di lavoro e un investimento che si aggira tra i 100.000 e i 400.000 euro. Si parte da una “moodboard” e da briefing creativi dettagliati, definendo ogni aspetto della modella, dall’etnia al colore degli occhi. In alcune situazioni, veri modelli e fotografi vengono impiegati per analizzare pose e l’incidenza della luce, prima di convertire queste osservazioni in un’immagine digitale.

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  • ✨ Che bello vedere innovazione nel fashion system......
  • 😡 Modelle AI? Un passo indietro per l'inclusività......
  • 🤔 E se le modelle AI fossero una forma d'arte...?...

Le critiche: standard di bellezza irraggiungibili e impatto sul lavoro

L’introduzione delle modelle AI ha suscitato immediate e feroci critiche. In primo luogo, si punta il dito contro gli standard di bellezza che queste figure incarnano: giovani, magre, simmetriche e perfette, rappresentano un ideale irraggiungibile che rischia di esacerbare un problema già esistente. La modella plus-size Felicity Hayward ha definito l’operazione “un calcio nei denti”, denunciando la mancanza di inclusività. Le fondatrici di Seraphinne Vallora si difendono affermando di allinearsi agli standard dominanti e di aver riscontrato una scarsa risposta del pubblico a immagini più variegate. Per di più, affermano che la tecnologia attualmente disponibile non è ancora capace di generare realistiche modelle di taglie forti. Un’altra critica riguarda l’impatto sul mondo del lavoro. Sara Ziff, fondatrice della Model Alliance, esprime preoccupazione che l’intelligenza artificiale possa rappresentare una minaccia non solo per le modelle, ma per un’intera rete di professionisti, inclusi fotografi, make-up artist, hair stylist e tecnici. Infine, emerge la questione della trasparenza: la segnalazione sull’annuncio di Guess è quasi illeggibile, alimentando il dibattito sull’obbligo di indicare in maniera più evidente i contenuti generati artificialmente.

Verso un futuro della moda: tra innovazione e responsabilità

La comparsa di una modella AI su Vogue America rappresenta un momento spartiacque per l’industria della moda. Da un lato, l’AI offre nuove opportunità creative e di efficienza, consentendo ai brand di raggiungere un pubblico più ampio e di personalizzare le proprie campagne. Dall’altro, solleva questioni etiche e sociali che non possono essere ignorate. È fondamentale garantire che l’innovazione tecnologica non comprometta i valori di inclusività, diversità e rispetto per il lavoro umano. La moda ha sempre avuto un ruolo importante nella costruzione dell’identità e nella promozione di ideali estetici. È quindi essenziale che le modelle AI siano utilizzate in modo responsabile, evitando di perpetuare stereotipi dannosi e promuovendo una visione più ampia e inclusiva della bellezza.

Riflessioni conclusive: l’umanità dietro l’algoritmo

La vicenda della modella AI su Vogue ci pone di fronte a una domanda fondamentale: cosa significa essere umani in un mondo sempre più digitalizzato? La tecnologia, pur offrendo strumenti straordinari, non deve farci dimenticare l’importanza dell’autenticità, dell’imperfezione e della diversità. La bellezza non è un algoritmo, ma un’espressione unica e irripetibile di ogni individuo.

Parlando di tecnologia, è essenziale comprendere il concetto di machine learning, ovvero la capacità di un sistema informatico di apprendere da dati e esperienze senza essere esplicitamente programmato. Nel caso delle modelle AI, il machine learning viene utilizzato per analizzare immagini e dati esistenti, al fine di creare rappresentazioni virtuali sempre più realistiche.

Un passo avanti in questo campo è rappresentato dai GAN (Generative Adversarial Networks), reti neurali artificiali che lavorano in coppia: una rete “generatore” crea nuove immagini, mentre una rete “discriminatore” valuta la loro autenticità. Questo processo iterativo permette di affinare continuamente la qualità delle immagini generate, rendendole sempre più indistinguibili dalla realtà.

La riflessione che ne consegue è profonda: la tecnologia può imitare la realtà, ma non può sostituire l’esperienza umana. La moda, come ogni forma d’arte, è un dialogo tra creatività, emozione e contesto sociale. Affidarsi esclusivamente all’AI significherebbe impoverire questo dialogo, privandolo della sua anima.


Articolo e immagini generati dall’AI, senza interventi da parte dell’essere umano. Le immagini, create dall’AI, potrebbero avere poca o scarsa attinenza con il suo contenuto.(scopri di più)
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