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La sorveglianza delle app: cosa nasconde il monitoraggio costante dei dati

Un recente attacco informatico ha messo in luce i rischi della raccolta dati da parte delle app, coinvolgendo 10 terabyte di informazioni e interessando 47 milioni di dispositivi.
  • Compromessi oltre 10 terabyte di informazioni sensibili in un attacco informatico recente.
  • Il 20% delle app più popolari raccoglie dati sulla posizione senza consenso esplicito.
  • Coinvolti 47 milioni di dispositivi in 17 paesi nella raccolta dati.

Oggi più che mai, nel contesto tecnologico contemporaneo, le applicazioni mobili hanno assorbito gran parte della nostra esistenza quotidiana. Tuttavia, oltre all’apparente comodità e intrattenimento, risiede un aspetto perturbante: la sistematica raccolta dei nostri dati personali. In tempi recenti si è verificato un grave attacco informatico a carico di Gravy Analytics, il quale ha messo in evidenza i pericoli insiti nella gestione massiva delle informazioni più delicate. Quest’episodio inquietante non ha sollevato timori solo tra gli utenti finali; anche nei circoli specialistici riguardanti la sicurezza cibernetica e gli organismi regolatori. Durante questo evento sono stati compromessi oltre 10 terabyte d’informazioni, comprensivi di informative relative ai comportamenti e alle abitudini degli utenti che utilizzano abitualmente tali applicativi.

Il commercio dei dati: un mercato in crescita

Un recente studio elaborato da SRF ha svelato come molte app raccolgano senza scrupoli l’accesso alla posizione dei cellulari; non si limitano a farlo al fine di migliorare il servizio offerto ai consumatori, ma usano tali dati anche per trasmetterli a un numero illimitato di aziende interessate. Si stima che quasi il 20% delle applicazioni più utilizzate adottino tale strategia invasiva. In particolare, quelle gratuite, alimentate principalmente dalla vendita della visibilità pubblicitaria, trasferiscono le informazioni sugli utenti alle agenzie pubblicitarie affinché possano generare annunci mirati ai gusti individuali dei consumatori. Questo meccanismo va oltre la mera sfera promozionale; infatti i commercianti specializzati nella raccolta dei dati li estraggono sistematicamente per monetizzarli attraverso vendite.

La ricerca ha analizzato una base considerevole fornita da Datastream Group (ora chiamata Datasys), illuminando la mole del commercio delle identificazioni digitali dell’utenza globale. Il campione include ben oltre 380 milioni di registrazioni locali collegate a oltre 47 milioni di dispositivi, coprendo territori in ben diciassette paesi. Tali constatazioni consentono l’elaborazione di profili comportamentali estremamente dettagliati dei singoli soggetti coinvolti. Le opportunità abusive sorte dall’utilizzo improprio sono così elevate da trasformare questi beni informativi in una vera preda ambita da partiti malevoli come truffatori online o agenti governativi poco scrupolosi.

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La risposta delle autorità e le implicazioni legali

La Federal Trade Commission (FTC) si è già mossa attivamente contro pratiche ingannevoli perpetrate dai broker di dati; ciò include restrizioni riguardo alla raccolta di informazioni in ambiti delicati. Nonostante ciò, la natura intricata dell’ecosistema pubblicitario digitale rende estremamente difficile evitare episodi analoghi in futuro. In Svizzera vige una legislazione sulla protezione dei dati che ammette diverse pratiche purché ci sia stata una comunicazione chiara agli utenti coinvolti. Florent Thouvenin evidenzia come possa essere produttivo per l’Incaricato federale della protezione dei dati e della trasparenza dare avvio a un’indagine.
Nel frattempo, i servizi d’intelligence americani hanno alzato il livello d’allerta: invitano gli utenti a disattivare il tracciamento della posizione sui loro dispositivi mobili per mettere al riparo le proprie informazioni personali dal rischio sempre maggiore connesso alla raccolta indiscriminata realizzata da applicazioni variabili e dai broker addetti ai big data. Ancor più inquietante è che queste app possano raccogliere tali informazioni anche senza ottenere esplicitamente il consenso dall’utente; questo accade tramite meccanismi come l’offerta in tempo reale (RTB), con cui si mettono a disposizione particolari dettagli personali ad un’estesa rete costituita non solo da inserzionisti ma anche dalle autorità statali stesse.

Conclusioni e riflessioni sulla sicurezza digitale

La crescente aggregazione dei dati riguardanti la posizione attraverso i dispositivi mobili costituisce una seria minaccia sia alla sicurezza individuale sia a quella dell’intera nazione. In tal senso, l’atto stesso di disattivare le funzioni legate alla localizzazione assume connotati distintivi: non è semplicemente un gesto protettivo da parte dell’utente, ma piuttosto una strategia necessaria affinché non emergano abusi sistematici a livello internazionale. È quindi raccomandato adottare misure efficaci quali l’inibizione dei servizi legati alla geolocalizzazione nel momento in cui non risultino indispensabili e fare ricorso ad strumenti anti-pubblicità.

In uno scenario mondiale caratterizzato da un elevato grado d’interconnessione, salvaguardare il proprio diritto alla privacy diventa cruciale e prioritario. La questione cardine qui discussa risiede nella geolocalizzazione, fenomeno tecnologico capace di conferire alle applicazioni la facoltà d’individuazione della posizione fisica degli apparecchi utilizzati dagli utenti stessi; sebbene questa tecnologia possa fornire notevoli vantaggi ai fini pratici dei vari servizi digitali disponibili oggi sul mercato, deve purtroppo sottolinearsi anche il suo potenziale utilizzo abusivo volto all’acquisizione indebita delle informazioni personali dell’utente medio. Di particolare rilievo si erge inoltre il meccanismo del real-time bidding (RTB), processo d’asta innovativo grazie al quale gli inserzionisti hanno accesso a spazi pubblicitari nell’immediatezza stessa e secondo parametri specifici sintonizzati sulla localizzazione degli utenti ai fini della personalizzazione delle comunicazioni commerciali veicolate. Sebbene questo metodo si riveli efficace nel contesto del marketing, emergono considerevoli inquietudini relative alla privacy.
Esaminando tali questioni, diventa cruciale ponderare sul giusto compromesso tra la comodità e l’integrità della nostra privacy. Le tecnologie attuali offrono occasioni incredibili; tuttavia, è imperativo che il progresso tecnologico sia accompagnato dalla necessaria salvaguardia dei diritti individuali. In questa epoca in cui i dati hanno acquisito uno status di incredibile valore, non possiamo trascurare l’importanza della consapevolezza collettiva e dell’assunzione di responsabilità nella tutela di un avvenire digitale che rispetti veramente le norme sulla privacy.


Articolo e immagini generati dall’AI, senza interventi da parte dell’essere umano. Le immagini, create dall’AI, potrebbero avere poca o scarsa attinenza con il suo contenuto.(scopri di più)
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