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One UI 8: I watermark di Samsung contro le deepfake

Scopri come la nuova interfaccia Samsung One UI 8, con i suoi watermark avanzati, mira a proteggere l'autenticità delle immagini nell'era delle deepfake e della manipolazione digitale.
  • One UI 8 introduce watermark evoluti su Galaxy S25 e Z Fold 7.
  • Watermark con dati tecnici come apertura, ISO e tempo scatto.
  • Modalità Vivid si attiva con watermark per foto accattivanti.
  • One UI 6.1 e Galaxy S24, watermark su sfondi AI.
  • ProVisual Engine e Generative Edit con watermark e metadati.

Samsung One UI 8: Watermark avanzati e la lotta alla deepfake

One Ui 8 e il nuovo watermark fotografico

Nel panorama tecnologico in continua evoluzione, la difesa dell’autenticità delle immagini si fa sempre più cruciale. Samsung, con la sua prossima interfaccia One UI 8, si appresta a introdurre un sistema di watermark fotografico rinnovato, evolvendo il concetto da semplice etichetta informativa a elemento estetico e di verifica. L’attuale implementazione sui dispositivi Galaxy si limita a riportare il nome dello smartphone e l’orario dello scatto, ma la nuova generazione promette un approccio più sofisticato, in linea con le tendenze già adottate da diversi produttori orientali.

L’esordio di questo nuovo watermark è previsto con i prossimi modelli di punta, i Galaxy S25 e Z Fold 7. Su questi apparecchi, la firma digitale si allontanerà dal formato testuale per assumere l’aspetto di una raffinata cornice bianca, arricchita da ulteriori dettagli tecnici. Le prime voci suggeriscono l’inclusione di informazioni quali l’apertura del diaframma, la sensibilità ISO e il tempo di scatto, trasformando così il marchio in una sorta di riepilogo tecnico impresso sull’immagine. L’ispirazione sembra provenire dai produttori cinesi, che spesso arricchiscono i watermark con loghi di partner fotografici prestigiosi come Leica, Zeiss o Hasselblad. Anche se Samsung non ha stabilito collaborazioni di questa natura, l’azienda coreana pare intenzionata a offrire un’estetica più raffinata per i propri watermark, posizionandosi a metà strada tra l’utilità tecnica e un design attraente.

Il nuovo watermark sarà disponibile in due varianti, ottimizzate rispettivamente per foto verticali e orizzontali, adattandosi al formato dello scatto. Un aspetto degno di nota è il collegamento con la modalità Vivid, che esalta i colori rendendoli più brillanti e saturi. Questa scelta ricorda lo stile “Bright” visto su alcuni telefoni, ma integrando la tipica resa cromatica Samsung, nota per la sua spiccata profondità visiva.

Infatti, scegliendo uno dei nuovi watermark, il sistema abiliterà automaticamente la modalità Vivid, fornendo alla foto un aspetto accattivante e immediatamente riconoscibile.

Tuttavia, permangono alcuni interrogativi. Non è ancora chiaro se il nuovo watermark potrà essere applicato retroattivamente tramite l’app Galleria a scatti già esistenti, né se Samsung estenderà la funzione a modelli precedenti tramite aggiornamento software, o se resterà un’esclusiva dei top di gamma del 2025. Un’ulteriore incertezza concerne la personalizzazione: attualmente, mancano dettagli sulla facoltà di modificare il contenuto del watermark, ad esempio scegliendo quali specifiche tecniche mostrare o intervenendo sul suo stile grafico. In ogni caso, l’introduzione di un watermark così evoluto rappresenta un passo avanti significativo nella protezione dell’autenticità delle immagini, in un’epoca in cui la manipolazione digitale è sempre più diffusa e sofisticata.

Cosa ne pensi?
  • Ottima iniziativa di Samsung! Finalmente qualcuno che pensa alla trasparenza......
  • Watermark ovunque? 😠 Mi sembra una limitazione eccessiva della libertà......
  • E se i watermark fossero usati per tracciare le immagini...? 🤔 Un'arma a doppio taglio......

Watermark e ai: una risposta alla diffusione di deepfake

L’integrazione dell’intelligenza artificiale nei dispositivi Samsung, e in particolare nella One UI 6.1 (limitata, almeno per ora, alla serie Galaxy S24), segna un punto di svolta nella gestione e nell’autenticazione dei contenuti generati. La possibilità di creare sfondi personalizzati tramite AI generativa non è una novità assoluta, essendo già stata introdotta da Google con la serie Pixel 8. Tuttavia, l’implementazione di Samsung si distingue per un elemento chiave: l’apposizione di un watermark su ogni immagine creata, con precise limitazioni sul suo utilizzo.

Questa scelta riflette una crescente consapevolezza della necessità di trasparenza nell’ambito dei media generati dall’intelligenza artificiale. Se da un lato la creazione di sfondi personalizzati tramite AI può sembrare un’applicazione innocua, dall’altro il fenomeno delle deepfake, immagini e video manipolati in modo da risultare indistinguibili dalla realtà, rappresenta una minaccia concreta. In questo contesto, l’adozione di watermark da parte di Samsung, seguendo l’esempio di Google e Microsoft, si configura come una misura preventiva per identificare i contenuti creati o alterati tramite AI.

Le differenze rispetto all’implementazione di Google sono evidenti: mentre i wallpaper creati con l’AI di Google possono essere salvati nella libreria dell’utente, quelli generati su Galaxy S24 non possono essere memorizzati. Inoltre, le immagini create tramite AI su dispositivi Samsung presentano un watermark con l’icona Galaxy AI nell’angolo inferiore sinistro, non disattivabile. Questa scelta, pur potendo risultare frustrante per alcuni utenti, sottolinea l’impegno di Samsung verso una maggiore trasparenza nell’utilizzo dell’AI.

L’impiego di watermark non si limita ai soli sfondi generati tramite AI. I Galaxy S24 sono dotati di un motore di elaborazione delle immagini chiamato ProVisual Engine, che consente di apportare modifiche significative alle foto. In casi estremi, lo strumento Generative Edit permette addirittura di spostare il soggetto di un’immagine dopo lo scatto, una funzionalità simile al Magic Editor dei Pixel. In tutti questi casi, l’utilizzo dell’AI generativa comporta l’apposizione di un watermark e l’inserimento di metadati specifici, come indicato da Samsung in un comunicato stampa. L’obiettivo è chiaro: scoraggiare l’utilizzo improprio dell’AI come generatore di immagini e promuovere un approccio responsabile e trasparente. Questa implementazione, che include watermark e l’impossibilità di salvare gli sfondi generati sul dispositivo, può essere interpretata in diversi modi. Da un lato, Samsung si dimostra attenta a un utilizzo etico e trasparente dell’AI; dall’altro, queste limitazioni potrebbero infastidire alcuni utenti. Resta da vedere come questa strategia si evolverà nel tempo e se altri produttori seguiranno l’esempio di Samsung nell’adozione di watermark per i contenuti generati dall’AI.

Autenticazione e rischi nell’era delle deepfake

Nell’era digitale, la manipolazione di immagini e video è diventata una pratica sempre più sofisticata e accessibile, grazie all’avvento delle deepfake. Queste creazioni artificiali, realizzate tramite algoritmi di intelligenza artificiale, sollevano interrogativi etici e legali, minacciando la fiducia nell’informazione e la reputazione individuale. La capacità di sostituire il volto di una persona in un video, di alterare il contenuto di un discorso o di creare scenari completamente inventati rende le deepfake uno strumento potente nelle mani di chiunque voglia diffondere disinformazione, danneggiare la reputazione altrui o perpetrare frodi. Il confine tra realtà e finzione si fa sempre più labile, rendendo sempre più difficile distinguere un contenuto autentico da uno manipolato.

La lotta contro le deepfake è una sfida complessa che richiede un approccio multifattoriale, che coinvolga tecnologia, educazione e regolamentazione. I watermark, come quelli implementati da Samsung nella One UI 8, rappresentano un primo passo importante, ma non sono una soluzione definitiva. La loro efficacia dipende dalla capacità di resistere alla rimozione o all’alterazione da parte di chi crea deepfake sempre più sofisticate. Inoltre, la consapevolezza del pubblico è fondamentale: è necessario educare le persone a riconoscere i segnali di una possibile manipolazione, come anomalie nell’illuminazione, movimenti innaturali o discordanze audio-video.

L’intelligenza artificiale, paradossalmente, può essere utilizzata anche per contrastare le deepfake. Algoritmi di rilevamento sempre più avanzati sono in grado di analizzare le immagini e i video alla ricerca di anomalie impercettibili all’occhio umano, come artefatti digitali o incongruenze stilistiche. Le tecniche di autenticazione e verifica dell’integrità delle immagini, basate sull’AI, possono confrontare un’immagine con un database di immagini autentiche, analizzare la coerenza dei pixel e rilevare eventuali alterazioni. Le tecniche di “provenance” consentono di tracciare l’origine di un’immagine e di verificarne la storia, rendendo più difficile la diffusione di deepfake. Tuttavia, è una corsa agli armamenti continua: i creatori di deepfake migliorano costantemente le loro tecniche, rendendo necessario lo sviluppo di algoritmi di rilevamento sempre più sofisticati.

Oltre alle soluzioni tecnologiche, è necessario un quadro legale che regolamenti la creazione e la diffusione di deepfake dannose. Le vittime di deepfake devono avere strumenti legali per difendersi e ottenere giustizia. La regolamentazione deve bilanciare la libertà di espressione con la necessità di proteggere la reputazione individuale e la fiducia nell’informazione. In conclusione, la lotta contro le deepfake è una sfida che richiede l’impegno di tutti: sviluppatori di software, esperti di cybersecurity, legislatori e cittadini. Solo attraverso un approccio multifattoriale e una costante vigilanza possiamo sperare di preservare la verità e l’affidabilità delle informazioni nell’era digitale.

Il futuro della protezione delle immagini

La battaglia contro le deepfake è tutt’altro che vinta, e l’introduzione di watermark avanzati come quelli previsti in One UI 8 rappresenta solo una delle tante armi a disposizione. La chiave per un futuro in cui la realtà digitale non sia costantemente messa in discussione risiede in un approccio olistico, che combini tecnologia, consapevolezza e normative adeguate. L’AI, con il suo potenziale sia offensivo che difensivo, sarà un attore centrale in questa sfida, ma la sua efficacia dipenderà dalla nostra capacità di utilizzarla in modo responsabile ed etico. Non possiamo permettere che la tecnologia diventi uno strumento di manipolazione e disinformazione di massa. Dobbiamo, invece, sfruttare il suo potere per proteggere la verità e la fiducia nel mondo digitale.

Parlando di tecnologia, probabilmente avrai sentito parlare degli hash crittografici. In parole semplici, immagina un’impronta digitale univoca per ogni file. Se anche un solo pixel di un’immagine viene modificato, l’hash cambia completamente, rendendo facile individuare le alterazioni. Questo è un concetto di base, ma estremamente potente. A un livello più avanzato, si stanno sviluppando sistemi di blockchain per la verifica dell’autenticità delle immagini. Invece di affidarsi a un’autorità centrale, la blockchain crea un registro decentralizzato e immutabile dell’origine e della storia di un’immagine. Ogni modifica viene registrata in modo trasparente, rendendo quasi impossibile la falsificazione. Queste sono solo alcune delle tecnologie che potrebbero plasmare il futuro della protezione delle immagini. Ma la tecnologia da sola non basta. È fondamentale che tutti noi sviluppiamo un pensiero critico e una maggiore consapevolezza dei rischi di manipolazione digitale. Dobbiamo imparare a dubitare, a verificare le fonti e a non accettare tutto ciò che vediamo online come oro colato.


Articolo e immagini generati dall’AI, senza interventi da parte dell’essere umano. Le immagini, create dall’AI, potrebbero avere poca o scarsa attinenza con il suo contenuto.(scopri di più)
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